Non chiamateli marmi – il bianco Botticino dalle tante sorprese

Carissime amiche e amici buongiorno. So che stavate aspettando il nuovo appuntamento con questa rubrica ed eccoci qui con un nuovo appuntamento e con una nuova straordinaria storia geologica dietro un famosissimo monumento.

Qualche giorno fa è stato il 2 giugno, e il protagonista di molti degli scatti fotografici per la festa della Repubblica hanno avuto come protagonista Il Vittoriano conosciuto più comunemente come Altare della patria.

Chiunque sia passato per Piazza Venezia a Roma non ha potuto non notare il biancore di questo monumento. A guardarlo da lontano ricorderebbe quelle belle costruzioni in travertino che abbelliscono la nostra città anche a poca distanza dalla piazza.

Poi guardandolo da vicino si nota il biancore e la compattezza delle rocce e allora verrebbe spontaneo dire “finalmente è un marmo!”. Se poi si circa in rete una delle prime risposte che si trova che è realizzato in , marmo botticino e magari si trova la specifica che la scelta è stata fatta perché “più facilmente modellabile e più simile ai marmi bianchi che gli antichi romani usavano nelle costruzioni più rappresentative” (da Wikipedia).

E se qualcuno di ferma a queste definizioni si sente soddisfatto perché finalmente abbiamo di fronte un bel “marmo”. Ma guardando più attentamente queste rocce ci si rende conto di un piccolo particolare.

Cosa sono quegli strani cerchietti e tutte quelle forme strane sulla sua superficie? Perché si vedono delle linee a zigzag più scure? E cosa sono tutte quelle cose che si vedono tra i granuli?

Nulla di simile al bel Marmo di Carrara cristallino, puro come tanti granelli di zucchero attaccati tra loro. Nulla di simile a quelle straordinarie striature o eleganti venature che si vedono nel Marmo Cipollino.

È chiaro che ancora una volta non siamo di fronte ad un marmo, anche se chiamato così, ma ad una bellissima roccia sedimentaria, calcarea e organogena ricca di fossili e di altre piccole caratteristiche tipiche dei calcari che ora vedremo.

Da dove proviene?

Questo particolare calcare non è neanche delle nostre parti, ma proviene dalle zone vicino a Brescia.

Quando l’architetto che doveva edificare il VIttoriano, Sacconi, scelse la roccia da utilizzare, volle trovare qualcosa di pregiato che non fosse il classico travertino e neanche il Marmo di carrara, ma una roccia più facile da lavorare ma anche molto resistente. Per questo la sua scelta andò su questi straordinari calcari provenienti dalle cave dei comuni di Botticino e Rezzato che si trovano nel bresciano.

A quanto si legge nei documenti ne furono trasportati da li all’incirca 110.000 tonnellate. È impressionante pensare alla mole di roccia che è stata portata a Roma per quest’opera. Una collina in viaggio da Brescia a Roma.

Come riconoscerlo?

Guardiamo con uno sguardo ravvicinato anche le pareti del Vittoriano o una qualsiasi delle sue sculture. Questo è sempre il primo passo da fare per il riconoscimento di una roccia

La prima cosa che si nota è che la sua colorazione, anche se da lontano e colpita dal Sole sembra un bianco intenso, va da gradazioni di colore grigio biancastre fino a bianco più chiaro, ma si nota sicuramente che non è uniforma nell’aspetto. La cosa che sicuramente salta all’occhio anche più distratto sono quelle “chiazze” ovoidali o circolari biancastre che le danno un aspetto e una caratteristica che viene chiamata mandorlatura del “marmo che a breve scopriremo essere oggetti di varia natura

Come è fatto e quale è la sua storia geologica?

Il “Botticino” è una roccia di origine sedimentaria a grana finissima.

È prevalentemente un fango carbonatico. Una roccia micritica ovvero un calcare a grana molto fine che contiene una quantità enorme ma variabile di oggetti di varia natura. Quelle strane “macchie biancastre” potrebbero essere

  • Ooidi ovvero strutture a sfera o ovoidali costituiti da veli concentrici di carbonato di calcio che si sono formati nel corso del tempo intorno ad un nucleo che potrebbe essere un detrito, un sassolino o un frammento di guscio, insomma qualcosa intorno a cui si può depositare progressivamente calcare
  • Pellets di cui vi parlavo nella puntata sul Rosso di Verona
  • Fossili vari come gusci di conchiglie, alghe fossili e molto altro ancora

In alcuni punti osservando bene si possono riconoscere quelle tipiche venature a zigzag che chiamiamo Stiloliti che caratterizzano proprio questi tipi di rocce calcaree. Di seguito vi metto una foto di una stilolite particolarmente evidente.

Le STILOLITI sono una caratteristica di rocce Carbonatiche e a volte anche sedimentarie che ci parlano del lungo e travagliato processo di sedimentazione e formazione di queste rocce.

Queste forme evidenti a zig-zag che ricordano le suture che si riconoscono anche nel cranio, si formano per compattazione e pressione e soluzione dei carbonati nel processo di formazione della roccia dopo la deposizione dei sedimenti che la compongono. Si notano in maniera così evidente rispetto al resto della roccia circostante per quel velo di minerali derivanti dalla dissoluzione dei sedimenti che per la maggior parte sono di origine argillosa, materia organica o anche ossidi di ferro.

Questi disegni sinuosi danno anche un aspetto caratteristico a questa roccia.

Stiamo parlando di rocce che si sono formate tra i 190 e i 60 milioni di anni fa in un tranquillo mare lagunare del mesozoico. Qui si sono potuti depositare con tutta tranquillità questi finissimi fanghi calcarei che saranno l’inizio della storia della formazione di queste rocce.

Caratteristiche tecniche di questo tipo di roccia

Conoscendo da vicino la storia geologica e la natura di questa roccia si comprende anche il perché della scelta di questa e non di altre rocce similari.

Stiamo parlando di una roccia molto bella esteticamente perché molto compatta, infatti non si notano grandi porosità, resistente all’acqua (ne assorbe pochissima e quindi il gelo non la scalfisce). Molto resistente alla compressione e all’usura, ma soprattutto molto più facile da modellare rispetto ad altre rocce, tanto da essere arricchito da bellissime decorazioni.

È un materiale molto pregiato tanto che è stato ampiamente utilizzato anche oltreoceano. Di botticino è fatta anche la Casa Bianca a Washington, il basamento della Statua della Libertà e della stazione centrale di New York.

Voglio concludere il post di oggi con una foto speciale che riassume in un solo colpo d’occhio tipi di rocce differenti che potrebbero farci percorrere l’intero ciclo delle rocce. Scendendo dalla piazza del Campidoglio e sollevando lo sguardo dal cielo a terra ecco cosa si vede

Partiamo da due rocce sedimentarie il Botticino del Vittoriano e il travertino del basamento della statua di Castore. Questa statua, da poco ritornata visibile in tutta la sua bellezza, è in vero marmo. Ma non un semplice marmo di origine unica ma un assemblaggio di frammenti marmorei differenti dall’originario Marmo greco pentelico, un marmo bianco a grana molto fine, con tenui tonalità anche giallo oro, misto al caro Marmo di Carrara utilizzato in piccola parte per il restauro

In mezzo vediamo la facciata della Basilica di Santa Maria in Aracoeli in mattone nudo, che è un prodotto artificiale ricavato da argilla pressata e cotta in appositi forni, che però ci ricorda il sedimento di partenza per la formazione delle rocce. Le argille infatti sono dei sedimenti non litificati, molto fini con granelli molto piccoli principalmente silicati.

Per finire se abbassiamo lo sguardo ai nostri piedi vediamo due bellissime rocce vulcaniche che ci parlano di due attività vulcaniche completamente differenti.

Dall’esplosività del vulcano laziale di oltre 360.000 anni fa visibile evidentemente nei grandi blocchi di Tufo lionato, all’attività effusiva tranquilla della colata basaltica che ci ha donato i sampietrini della pavimentazione.

gabrielecat74

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