Spostiamoci un po’ da Roma ma come vedrete presto ci ritorneremo.
Nel post di oggi vorrei mostrarvi infatti come molto spesso chiamiamo marmi soprattutto rocce calcaree organogene (ovvero ricche di organismi fossili, come conchiglie, alghe calcaree, briozoi e molto altro ancora) semplicemente perché quando lucidate sono di una bellezza unica. Logicamente per questa caratteristica vengono chiamati marmi anche se sono rocce lontanissime per formazione e per struttura dal mondo delle rocce metamorfiche.
Prima di approfondire l’argomento è necessario chiarire un punto. Al netto della ricerca di materiali pregiati provenienti da molto lontano, la maggior parte delle volte si privilegia l’utilizzo di pietre locali o di cave vicine.
Girando per le città di Italia vi capiterà infatti di notare come la pavimentazione stradale, le panchine, i rivestimenti esterni degli edifici siano differenti, e molto spesso potrete individuare l’utilizzo di rocce locali abbondanti.
Passeggiando per le vie di Verona ad esempio, un occhio particolarmente attento, potrebbe notare la presenza di ammoniti fossili nella pavimentazione stradale, soprattutto intorno al Duomo. O guardando le rocce che compongono l’Arena di Verona notare sulle pareti quelle tipiche strutture a spirale che ricordano quegli antichi cefalopodi, le ammoniti, che popolavano i mari italiani, mentre nel resto del mondo spopolavano i dinosauri.

In pratica state calpestando delle rocce che si sono formate nei fondali marini circa 150 milioni anni fa. E’ come fare una bella passeggiata su un fondale marino di qualche milione di anni fa. Quello oggi chiamiamo Marmo Rosso di Verona è infatti un calcare nodulare rossastro ricco di fossili.
Come riconoscerlo?
Se siete di queste zone è facile riconoscerlo ma soprattutto associarlo a questo tipo di roccia. A prima vista riconoscete una roccia di un colore rosso chiaro con delle macchiette biancastre o semplicemente più chiare, che nascondono le forma di tanti interessanti fossili. le prime che riconoscerete saranno proprio le ammoniti dalla tipica forma a spirale che si allarga. Oppure potreste trovare anche rostri di belemniti ovvero la parte interna più solida (il rostro) di antichi cefalopodi che sarebbero degli antenati delle famiglie delle attuali seppie, ma la situazione era molto più complessa. Questi rostri sono resistenti e di forma cilindrica rastremata in punta. Tutti questi resti fossili sono tenuti insieme ed immersi in una matrice molto sottile formata spesso da fecal pellets. Che detto così all’inglese fa molto figo ma stiamo parlando in sostanza di escrementi fossili. Ma tutto ciò non toglie la bellezza e la poesia di questa roccia che parla di milioni di anni di storia. Anche perché a tenere insieme tutto, c’erano le mie adorate alghe che incrostavano un po’ tutto quello che trovavano.

Queste bellissime rocce vengono estratte molto spesso dai Monti Lessini tra Vicenza e Trento e in quella che conosciamo come Val Policella.
Come si è formata?
Dovete pensare ad un processo molto lento. A quel tempo intorno a 130 o 150 Milioni di anni fa dalle parti dove si è formato, dovete immaginare un mare con fondali molto profondi. Qui il fondale era melmoso e ci si depositavano tutte le conchiglie sgretolate o intatte di animali che morivano.
Tra questi ci sono proprio loro le Ammoniti. Stiamo parlando di graziosi cefalopodi, dalle forme e dagli aspetti più strani, ma principalmente con forma a chiocciola. L’animale, una sorta di polpo, viveva nell’ultima camera della spirale e sfruttava il vuoto all’interno delle camere, per immagazzinare aria e acqua e regolare i suoi movimenti sui fondali oceanici, ma soprattutto per sfuggire dai predatori con un sistema di propulsione eccezionali. La loro eccezionalità sta nel fatto che in pochissimo tempo si siano espansi in vasti areali permettendo di poter datare le rocce in cui sono rimasti imprigionati con molta precisione proprio perché alcune specie si sono sviluppate abbondantemente in determinati luoghi e in determinati momenti storici. Per questo ci aiutano come una sorta di segnalibro temporali permettendoci di stabilire ottime correlazioni biostratigrafiche. In parole semplici trovare una determinata specie di ammonite ci permette di datare precisamente alcune rocce. (di seguito due modellini che ricostruiscono come dovevano essere, vicino a due sezioni di ammoniti fossilizzate appoggiate su una lastra di VERO MARMO )

Mentre queste ed altre conchiglie e resti cadevano sui fondali venivano rapidamente coperti da altri sedimenti che nel corso del tempo si sono solidificati e compattati anche grazie all’aiuto delle alghe incrostanti che sono ottime trattenitrici di sedimenti. Spesso questi sedimenti di assemblavano in grandi noduli che ancora oggi si possono osservare nelle rocce finali. Con il passare del tempo, l’accumulo di strato su strato di questi depositi, ha esercitato pressione su quelli sottostanti compattando i sedimenti e nel corso di milioni di anni, regalandoci belle rocce compatte.
A dare il colpo di classe e soprattutto di colore sono stati gli ossidi di ferro che si sono lentamente infiltrati tra i sedimenti che si andavano compattando dando quelle ottime gradazioni e sfumature di colore rossastro che rendono queste rocce così apprezzate ed eleganti.
Qualcuno si starà già chiedendo ( e lo dico perché diverse persone me lo hanno chiesto) “Ma come sono arrivate in montagna, vuol dire che il livello del mare era così alto?”. No in realtà è stata la nostra amata Terra che con lenti movimenti della crosta terrestre ha rimpastato, sollevato, spinto fratturato e sovrapposto le rocce regalandoci le odierne montagne e spesso arrivando a sovrapporre rocce più antiche a quelle più moderne.
E’ questo il fascino della geologia, ogni volta che guardate degli strati di roccia sovrapposti, per noi sono milioni di anni di storia del nostro pianeta da sfogliare strato per strato per tornare alle origini di quelle straordinarie e rocce
Ci sono altri esempi di rocce simili?
Ce ne sarebbero tantissime ma per questo post voglio parlarvi di due esempi. Avremo modo nel corso del tempo di vederne molti altri.
Vi sarà capitato sicuramente di passeggiare per gli scavi di Pompei e di notare al foro quelle bellissime colonne o la pavimentazione dove risultano evidenti delle macchie biancastre e a volte ancora più evidenti dei frammenti di conchiglie fossili.

Stiamo di fronte ad un pezzo di storia della Terra impresso nella storia degli esseri umani. Quelle rocce, quei pavimenti ci stanno raccontando di un fondale marino di circa 20 milioni di anni fa in un bellissimo (a mio avviso) periodo della storia del nostro pianeta il Miocene. Quelle macchie biancastre sulle colonne sono particolari alghe rosse fossili chiamate Rodoliti che popolavano quei fondali insieme ad altri organismi che hanno lasciato impresso il ricordo della loro parte carbonatica in queste bellissime rocce. Sono rocce calcaree provenienti dal territorio di Caserta e dintorni. Vengono chiamatè più comunemente Pietra di Cusano.
La lapide di papa francesco
Dello stesso periodo, il Miocene, e soprattutto di natura simile, ma provenienza geografica differente, è la roccia con cui è stata fabbricata la lapide della tomba di Papa Francesco di cui tanto si è discusso in questi giorni.
Un “marmo” proveniente dalla Liguria come ha scritto qualcuno nei giorni passati? No, ma siamo di fronte ad una Pietra di Finale Ligure, bella, pregiata, ma anche questa frutto della sedimentazione marina di questo bellissimo calcare organogeno miocenico.
Un materiale molto resistente nel tempo tanto che esistono ancora in giro ponti che sono stati realizzati dagli antichi romani in questo materiale che ancora oggi sono in piena salute e resistono egregiamente al passare del tempo.
Eccone un particolare zoomato da distanza ma che ne mostra la struttura evidente. Una roccia calcarea ricca di fossili.

A quel tempo il processo di sedimentazione avvenne in un ambiente marino profondo. Nelle parti più profonde si depositavano alghe verdi, coralli che avrebbero dato alle varianti più chiare di questa roccia. Nelle parti meno profonde e più vicine alla costa abbondano lamellibranchi, briozoi ed altri organismi di acque basse come i balani che caratterizzano la composizione di quella variante un po’ più rosata dalla stessa roccia.
Mi piacerebbe sapere qualcosa in più sulle pietre delle mie zone. Sono di Bergamo e qua in giro c’è tanta arenaria, pietra di zandobbio (anche questo erroneamente chiamata marmo), ceppi (Adda, Ptragno, Gré), il nero di Gazzaniga, Porfiroide dell’alta val Brembana,
Ne terrò conto per i prossimi post. In molte e molti mi state chiedendo di rocce particolari, sarò felicissimo di rispondervi