Siamo a bordo di un pianeta straordinario, unico nel suo genere nel nostro Sistema Solare. Da anni lo studio, mi piace raccontarlo e comprenderne i meccanismi e l’evoluzione anche nel contesto dell’Universo che ci ospita.
Proprio per questo di mestiere faccio il planetarista ovvero racconto il nostro pianeta nel suo contesto spaziale e temporale attraverso la macchina del planetario. E per lo stesso motivo amo raccontare le strette interconnessioni che ci sono tra discipline che sulle prime sembrano così lontane ma che in realtà sono strettamente connesse tra loro, perché tutto ha la stessa origine e tutto viene creativamente rigenerato e riutilizzato perché in natura non si butta niente ma tutto contribuisce alla vita.
Già ai tempi della mia tesi di laurea in scienze geologiche cercavo di mostrare chiaramente le interconnessioni tra evoluzione del pianeta terra, delle forme di vita biologica su di essa sia fossili che viventi, in relazione ai rapporti reciproci tra Sole Terra e Luna e i loro movimenti nonché interazioni gravitazionali. Tutto ciò porta a variazioni climatiche, quindi variazioni ambientali e geologiche e con l’arrivo di Homo sapiens anche ad una trasformazione di questi processi incrementandone o diminuendone l’effetto. Tutto ciò porta anche a spostamenti di specie, estinzioni, trasformazioni culturali, artistiche ed espressive, e le testimonianze di tutto ciò le troviamo nelle specie viventi attuali, in quelle del passato ma anche nei nostri monumenti, nelle nostri espressioni artistiche e nell’utilizzo dei prodotti animali vegetali e minerali agli scopi anche culturali e di espressione.
Ma il nostro pianeta ancora oggi continua a trasformarsi in maniera creativa anche se noi vorremmo immaginarlo statico immobile e fisso. Nulla di più lontano da quello che è il pianeta Terra.
La Terra si trasforma continuamente anche nella sua fisionomia, nei suoi comportamenti. Geologicamente ce ne accorgiamo già quando vulcani e terremoti ci ricordano che siamo sopra un pianeta vivente che crea e distrugge continuamente rigenerando quello che ha a sua disposizione. Il nostro pianeta è la più grande palestra di economia circolare.
Ma guardando il cielo ogni notte ci accorgiamo anche che non sta mai ferma, e quelle espressioni tipo “terra ferma” o “rimaniamo con i piedi per terra” oppure “ben saldi al suolo” ci parlano di qualcosa che è molto lontano da un pianeta che vive come il nostro ma che soprattutto non sta mai fermo.
Quando proviamo ad immortalare il cielo con uno scatto, come quello che condivido con voi oggi, prolungato per più di un’oretta, ci accorgiamo che le stelle sembrano formare dei cerchi concentrici intorno ad un punto apparentemente vicino alla stella polare.
Questo ci parla di come la nostra Terra sia una straordinaria trottola che alle nostre latitudini di Roma ci fa girare ad una velocità di 1240 km/h circa. Non vi gira la testa? Ancor di più girerebbe la testa il pensare che intorno al sole ci stiamo muovendo ad una velocità inconcepibile per noi. Se in un anno, 365 giorni, dobbiamo percorrere almeno 936 milioni di km intorno al Sole questo vuol dire che di media ci stiamo muovendo nello spazio a circa 107.000 km/h.
E nessun giorno è uguale all’altro, nessun anno è uguale all’altro. Il nostro Pianeta è creativo anche in questo. Ancor meglio e ancor di più la creatività si esprime nell’atmosfera, quando masse d’aria, influenzate da zone di alta e bassa pressione dovute al calore e all’attività della nostra stella, il Sole, e da molti altri fattori, locali e globali, si spostano rapidamente da un punto all’altro dando origine alle diverse condizioni meteorologiche o in alcuni casi a precipitazioni se queste masse d’aria si scontrano o si “abbracciano” in strane danze di cicloni e anticicloni.
Anche qui nulla è scontato, nulla è modellizzabile in maniera rigida ma ancora una volta il nostro pianeta è creativo, per questo prevedibile solo in parte e mai con troppo anticipo. (diffidate sempre di previsioni assolute a lunga scadenza, il nostro pianeta è libero e creativo).
Perciò continuiamo a studiare e a conoscere il nostro pianeta, ma soprattutto ad amarlo. Non esistono discipline separate, senza i vulcani non ci sarebbero immensi monumenti, senza la tettonica delle placche non avremmo sculture, cattedrali o monumenti, perché non avremmo materia prima per farle, senza le piogge non avremmo certe venature nelle rocce che hanno permesso a grandi artisti di realizzare opere uniche. Senza le pressioni interne della nostra terra non avremmo lapislazzuli, marmi cristallini, e molte gemme che hanno fornito la materia prima per la creatività umana. Ma non avremmo neanche computer, automobili, smatphone e molto altro senza silicio, idrogeno ossigeno, litio, frutto della storia geologica del nostro pianeta.
Senza l’osservazione da parte dell’uomo di fenomeni naturali, comportamenti animali, e strutture geometriche minerali o vegetali, non avremo strutture ingegneristiche come ponti, scale, dighe, e molto altro ancora che archeologi ingegneri e architetti mostrano con orgoglio come opere dell’ingegno umano.
Ma soprattutto senza un Cielo sopra di noi non sogneremmo storie e non guarderemmo Oltre ponendoci le domande che ogni giorno danno senso alle nostre esistenze.
Dobbiamo avere cura del nostro Pianeta perché ci dona molto anche in ambiti che non immaginiamo.