Non chiamateli marmi – Un porfido, tanti porfidi

Siamo finalmente arrivati ai porfidi, un mondo straordinario e molto complesso di diverse tipologie di rocce, sicuramente e logicamente non appartenenti al mondo del marmo, che ormai abbiamo imparato essere una roccia metamorfica. I porfidi sono strettamente legati al mondo dei vulcani.

Parlare di porfido in realtà prevede di parlare più precisamente di porfidi perché ne esistono diversi tipi di origine e di aspetti differenti. per questo nella categoria in alto ho lasciato un semplice e generico, roccia magmatica. Parliamo sempre di rocce effusive, ovvero formatesi all’esterno del vulcano ma con un processo particolare che racconterò fra un po’.

Qui vi ho condiviso un’immagine di un bellissimo ambone o pulpito del XII secolo dell‘abbazia della Santissima Trinità a Cava de Tirreni, ma chissà quante decorazioni avrete incontrato in diversi luoghi della Roma antica o anche medievali o semplicemente entrando in una chiesa, con decorazioni o pavimenti, realizzati con questi due straordinari tipi di rocce di colorazione rossa e verde.

Prima di andare avanti alla scoperta dei porfidi, mi piace pensare che proprio questi, come altri materiali lapidei preziosi, siano stati oggetto di “riciclo creativo” e riutilizzo nel corso del tempo.

Mi piace immaginare che, come in natura i minerali e le rocce vengono prese, utilizzate, trasformate ad opera delle forze interne del nostro pianeta, per generare nuovi capolavori geologici, lo stesso avviene nel mondo dell’arte. Ripensare che quei piccoli frammenti di roccia che formano i tasselli dei bellissimi cosmateschi, spesso erano ritagliati, spezzettati e rimodellati per assumere nuove forme dall’antico opus sectile, mi convince sempre di più che l’universo sia basato sulla rigenerazione creativa che porta a non considerare nulla scarto, ma principio di una nuova idea.

Abbazia della Santissima Trinità a Cava de Tirreni

Mi viene in mente quel bellissimo giallo antico (di cui vi parlerò presto) che si vede a Santa Maria in Cosmedin a Roma, nel pavimento dell’altare che era un riutilizzo di materiali del I-II secolo d.C. e riutilizzato integralmente, o quei frammenti di porfidi di vari colori o di marmi presi così come erano, dal Foro, e riutilizzati per la bellissima pavimentazione della chiesa dei Santi Cosma e Damiano.

Il grande utilizzo del porfido in antichità ci fa intuire che fosse apprezzato e considerato una pietra molto preziosa.

Pare che il nome porfido derivi proprio dalla porpora, il colore degli imperatori e proprio per questo veniva molto utilizzato nella Roma Imperiale. Da qualche parte ho letto che la chiamavano addirittura la pietra degli imperatori proprio per quel colore porpora.

Ma quando pensiamo a quel colore stiamo parlando solo di un tipo di porfido, quello che viene chiamato Porfido rosso antico e che troviamo anche nel cerchio centrale della decorazione di questo pulpito.

Un porfido, tanti porfidi

Ma già qui ci si pone il primo dilemma. Porfido è quindi solo quello rosso o anche quello verde o come vedremo più in la grigio o giallo?

Quando parliamo di porfidi parliamo di rocce effusive vere e proprie, dove la lava, ha cominciato a solidificare in profondità formando i primi cristalli, poi una volta arrivato in superficie, i cristalli formati in profondità, sono rimasti imprigionati in una massa amorfa di fondo. per questo processo vengono chiamate rocce ipoabissali o filoniane. Il processo di cristallizzazione è cominciato nella crosta terrestre a profondità modesta.

Il processo di formazione porterà ad aspetti differenti della roccia finale, ma anche a caratteristiche fisiche differenti che potrete già notare nella forma e struttura dei cristalli nelle due foto di dettaglio.

Oltre al processo di formazione, c’è anche la composizione chimica della lava che le ha generate e l’interazione maggiore o minore con l’atmosfera che fa si che i porfidi abbiamo al loro interno minerali differenti tanto che sentirete parlare della parola porfido accompagnata sempre da un aggettivo come porfido quarzitico, porfido sienitico o porfido granitico, ecc.

Ma come al solito “no panic” un passo alla volta ci arriviamo.

Come riconoscerli?

Riconoscere il porfido rispetto ad altre rocce vulcaniche è semplice. pensate che il porfido da’ addirittura il nome ad una tessitura particolare delle rocce che viene definita porfirica.

In sostanza stiamo parlando di una roccia di origine vulcanica nella quale riconosciamo cristalli evidenti e di dimensioni apprezzabili, immersi in una “pasta di fondo” microcristallina o anche a volte vetrosa.

Potremmo trovare all’interno quarzo, feldspati, e sono proprio questi minerali che danno al porfido l’aggettivo che l’accompagna (es. porfido quarzoso).

Il porfido era molto apprezzato proprio per le caratteristiche che le donava la struttura porfirica ovvero, grande resistenza a pressione e rottura, resistenza a sbalzi di temperatura e ad agenti chimici esterni ma soprattutto la grande durata nel tempo anche nel suo aspetto esterno.

Ma concentriamoci sui due tipi di Porfidi che abbiamo di fronte a noi

Questo lo chiamiamo PORFIDO ROSSO ANTICO conosciuto in antichità anche con altri nomi proprio per la sua caratteristica matrice di fondo rosso scura punteggiata di cristalli millimetrici più chiari di plagioclasio, con aggiunta in quantità minori di feldspato potassico e orneblenda.

Per questo suo colore rosso intenso scuro veniva anche conosciuto come Lapis porphyrites o anche Pietra di porpora ma visto che veniva utilizzaro molto dai romani veniva addirittura chiamata Lithos romaion.

Al netto delle sue denominazioni stiamo parlando di una roccia che è originata da un vulcanismo di circa 630 milioni di anni fa con formazione dei cristalli in profondità non elevatissime e solidificazione del tutto quando la massa fusa con i cristalli immersi raggiunge la superficie. Questo marmo rosso pregiato proveniva da cave ubicate nella catena dei Monti del Mar Rosso, collocati nel Deserto Orientale dell’Egitto. I romani chiamavano questo Mons Porphyrites o Mons Igneous.

Per la loro composizione mineralogica le andremo a mettere tra quelle rocce effusive che sono le andesiti o le daciti.

Il secondo lo troverete chiamato in vari modi da PORFIDO VERDE ANTICO o anche “serpentino” ma non ha nulla a che vedere con il vero serpentino che in realtà è una roccia metamorfica di un colore verde scuro ma senza cristalli e in questa maniera si crea un altro enorme equivoco geologico dando a una roccia un nome di un’altra solo per il suo colore.

Da qualche parte lo vedrete chiamato lapis lacedemonius ovvero pietra spartana per la sua provenienza.

Per essere proprio precisi geologicamente non ha molto a che vedere con il porfido ma fa parte della famiglia delle Dioriti di cui vi parlavo nel post Non chiamateli marmi – la Diorite della flagellazione. Della famiglia delle dioriti fanno parte, a seconda della composizione mineralogica anche le tonaliti, le orneblenditi la corsite, oltre alle porfiriti di cui parleremo sicuramente.

Più precisamente siamo di fronte ad una porfirite ovvero una roccia ipoabissale, formatasi in profondità. Spesso queste rocce si formano in filoni tra altre rocce. Insomma una natura e un’origine differente rispetto al porfido rosso antico.

Capite che bel caos si fa a dare nomi simili a rocce che hanno origini differenti e perché tante volte non ci si capisce chiamando rocce e minerali completamente diversi con lo stesso nome.

Qualcuno dirà ” eh vabbè che cambia, la chiami in un modo o la chiami in un altro …” certo ma sono sicurissimo che se guardando un’architettura romanica dicessi “che bel gotico” riceverei un fulmine immediatamente dall’olimpo della storia dell’arte, e sarei gettato nel più profondo degli abissi.

Dare il giusto nome alle rocce non è solo una precisazione, o una fissazione da geologo. Conoscere il vero nome e la vera origine e natura di alcune rocce, ci permette di comprendere meglio il perché dell’utilizzo, la provenienza e quindi la storia di quel materiale, nonché comprenderne meglio anche l’utilizzo e la manutenzione e in alcuni contesti può essere indispensabile anche per non fare danni ad opere o esseri umani.

Tornando alla nostra porfirite, la riconosciamo per quei cristalli allungati, ricordate li vedevamo anche nella colonna della flagellazione. Ha cristalli delle dimensioni millimetriche o centimetriche principalmente di plagioclasi che si dispongono in queste forme particolari che sembrano quasi delle “infioresceze” o anche dei gruppetti di cristalli allungati a forma di stella. Questi cristalli sono immersi in una matrice verde vetrosa ricca anche in minerali di origine secondaria come epidoto e clorite che danno proprio quella bellissima colorazione verde.

Provate a cercarli in giro per le vostre città vi accorgerete in quanti luoghi e modi differenti siano stati utilizzati e riutilizzati.

Se li trovate scrivetelo nei commenti

Buona caccia e alla prossima puntata.

gabrielecat74

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