Siamo in periodo di Pasqua e sono andato a cercare uno dei simboli della passione di Cristo, La reliquia della colonna della flagellazione.
In una piccola via, venendo da Santa Maria Maggiore, varcando quella soglia, nessuno immaginerebbe di trovarsi in uno scenario straordinario che è la basilica di Santa Prassede.
Per un geologo è un paradiso di pietre di tutti i tipi. Farò diverse puntate su Santa Prassede vista la notevole ricchezza di rocce differenti utilizzate per pavimenti, scale, colonne e molto altro ancora.
Concentriamoci oggi su alcune colonne, in particolare, che ci parlano più da vicino del mondo dei vulcani. Più nello specifico di quello che avviene quando il magma si raffredda in profondità dando origine a rocce caratterizzati da bellissimi cristalli di diverso colore.
La colonna della flagellazione
Entrando nella chiesa, nel Sacello di San Zenone, che si trova nella navata a destra, verrete accolto da due belle colonne di colore differente che ci saranno utili fra un po’ per un confronto interessante.
Nella piccola nicchia a destra, l’occhio cadrà subito su un reliquiario che protegge una piccola colonna. stiamo parlando di una colonnina di 63 cm di altezza.
La pratica della flagellazione era molto comune a Roma, e si racconta che per questa pratica le persone fossero legati e piegati ad una piccola colonna o ad un piccolo palo di legno. Basse per tenere il condannato piegato per evitare di colpire gli organi più sensibili.
Nei Vangeli non si parla di colonna, ma tre Vangeli parlano sicuramente della flagellazione (Mc 15, 15; Mt 27, 26, Gv 19, 1), Luca invece parla solo di una punizione (Lc 23, 22).
Al netto del fatto che fosse o non fosse la colonna della flagellazione, colpisce immediatamente il suo aspetto.

Si notano subito questi cristalli neri allungati immersi in tantissimi altri cristalli più chiari.
Ma almeno questo è marmo?
So che vi state chiedendo. “Ma almeno questo è un marmo?”. Nonostante diverse fonti parlano di colonna di marmo, mi dispiace deludervi ma anche stavolta questa roccia è di tutt’altra natura.
Questa roccia da questo aspetto particolare si chiama DIORITE e questa in particolare è una diorite tipica di alcune cave a Faiz Abd El Shebid in Egitto.
Quando parliamo di Diorite, stiamo parlando di una roccia ignea, magmatica intrusiva, ovvero una roccia formatasi in profondità.
Questo tipo di rocce si formano quando il magma, sotto la superficie terrestre si raffredda lentamente. In queste circostanze il lento raffreddamento farà si che si formeranno tanti cristalli vicini tra loro che daranno l’aspetto evidente alla roccia finale, che la rende riconoscibile ed unica rispetto alle altre.
Per chi è più curioso tra voi avremo una miscela di minerali, nel caso della Diorite principalmente feldspati e plagioclasi, con minori quantità di orneblenda, biotite e talvolta quarzo.
Ora la percentuale dei minerali che compongono le singole rocce ci farà classificare diversamente le varie tipologie di rocce intrusive.
Come riconoscere le ROCCE MAGMATICHE INTRUSIVE dalle altre?
Le rocce vulcaniche che si formano in profondità sono riconoscibilissime rispetto alle altre per la loro STRUTTURA detta OLOCRISTALLINA, ovvero costituita da cristalli di varie dimensioni compenetrati gli uni negli altri. Non riconoscerete altro se non cristalli ben riconoscibili.
Quando vedrete una struttura del genere non può che essere una roccia magmatica, o ignea, intrusiva.

Compreso questo, la situazione comincia a complicarsi, perché semplicemente vedendo una struttura del genere in molti la definirebbero “granito” (che non è marmo, ma ormai questo è chiaro a tutte e tutti voi) ma il granito è solo uno dei tipi di rocce intrusive magmatiche.
La differenza fondamentale è data dalla concentrazione di minerali differenti che ci sono all’interno di questo groviglio di minerali compenetrati.
Come riconoscere la Diorite?
La Diorite ha una composizione caratteristica che la distingue dai Graniti e da altre rocce magmatiche intrusive.
La sua composizione mineralogica è prevalentemente costituita due tipi di minerali chiamati feldspati che sarebbero quelli un po’ più chiari. Ne esistono due tipi i plagioclasi (quelli più chiari) e il Feldspato potassico (quello un po’ più scuro) Ma quelli che si fanno notare molto soprattutto in questo tipo di Diorite proveniente dall’Egitto, sono quei grandi minerali scuri che si chiamano Orneblenda e Biotite
I grandi cristalli di Orneblenda hanno di partenza un colore generalmente bruno o più raramente verdastro e se li potessimo vedere come cristalli avrebbero una forma prismatica sia più compatti, tozzi che aghiformi.

La composizione di questa roccia, con minerali di durezza molto alta (valore 6/7 nella scala di Mohs una scala della durezza dei minerali di cui vi parlerò approfonditamente in un altro post più avanti) fa si che le Dioriti siano molto difficili da lavorare.
In Egitto la usavano spesso come roccia ed esiste un caso addirittura di alcuni vasi fatti di Diorite. Sono circa 40 vasi del faraone Djoser. Questa collezione è antichissima, circa 2800 a.C. Per la difficoltà di lavorazione di questo tipo di roccia ci si chiede ancora oggi come siano riusciti addirittura a produrre dei vasi con questa Diorite producendo addirittura vasi con colli allungati e parti più basse larghe.
Essendo un materiale più duro dell’acciaio ci si chiede ancora oggi come siano stati in grado di lavorarli all’interno.
Questa caratteristica conferisce alla diorite una grandissima resistenza.
Come si è formata?
Come vi raccontavo prima la diorite è una roccia intrusiva che si è formata diverso tempo fa quando il magma di un antico vulcano, intrappolato nelle profondità della crosta terrestre, si è raffreddata lentamente permettendo a tutti quei cristalli di formarsi rendendoli evidenti e visibili ad occhio nudo
Questa roccia si forma spesso in zone di subduzione, ovvero dove la crosta oceanica è spinta sotto la crosta continentale. DI conseguenza la crosta continentale, sormontando la crosta oceanica, subisce una fusione parziale delle rocce più profonde. E’ proprio questo processo geologico che porta ad avere composizioni mineralogiche differenti anche tra i vari tipi di diorite esistenti.
Ancora una volta lo sguardo su una roccia ci racconta una storia di milioni di anni mostrandoci in maniera evidente l’attività geologica del nostro pianeta che ci insegna come la rigenerazione di materiali porti sempre a novità creative anche in ambito mineralogico.
Che differenza c’è tra diorite e granito?
Partiamo da questa differenza ma in realtà ci accorgeremo che potremo riconoscere tante rocce intermedie tra queste due a seconda della percentuale e della tipologia di minerali che le costituiscono.
Già se uscite al di fuori del sacello e guardate la colonna alla sinistra e alla destra dell’ingresso vedrete altre due rocce magmatiche intrusive differenti.

Ma se vogliamo riconoscere un granito in maniera evidente questi sono i minerali fondamentali che li compongono e che li rendono così riconoscibili da altri tipi di rocce.
Il PLAGIOCLASIO appare di un colore evidente bianco latte, quei cristalli che vedete di un colore più rosato o rossiccio sono i FELDSPATI DI POTASSIO. Quello nero é principalmente BIOTITE. E per finire il QUARZO che appare trasparente e vetroso.

Ora confrontiamo semplicemente un granito rosa con la composizione della colonna di sinistra dell’ingresso del sacello, noterete una quantità maggiore di minerali neri. Nella foto qui sotto vedete il granito rosa sulla sinistra e la colonne di ingresso del sacello sulla destra.

Per dare una chiave di riconoscimento rapido dei diversi tipi di rocce intrusive vi scrivo questo breve appunto da prendersi solo come indicativo ma che approfondiremo nelle prossime puntate, impareremo a riconoscerle insieme sicuramente.
Chiameremo:
- TONALITE se ci sono cristalli bianchi, pochi cristalli trasparenti e grossi cristalli neri
- GRANITO se i cristalli trasparenti e bianchi sono abbondanti
- GRANODIORITE se i cristalli bianchi sono meno della precedente, ma superiori alla metà dei cristalli totali che lo compongono.
- GRANITO ROSA se i cristalli sono trasparenti, bianchi, rosa con qualche cristallo nero
- SIENITE se ci sono cristalli di colore grigio-violaceo
- DIORITE se riconosciamo un’uguale quantità di cristalli bianchi e neri
- GABBRO Ci sono solo grandi cristalli scuri o neri
LA COLONNA A CASTEL SANTANGELO
Ritornando alla nostra colonna, la tradizione a Roma era talmente radicata nei romani che fu immortalata in mano a una delle statue di angeli su Ponte Sant’Angelo, tra le statue raffiguranti angeli con gli strumenti della Passione.
La colonna raffigurata é esattamente quella di Santa Prassede. E stavolta Antonio Raggi per scolpire questa colonna ha scelto vero Marmo di Carrara che si mostra bellissimo evidente alla vista e con la tipica struttura granulare del vero Marmo di Carrara.
